Le locomotive del gruppo 851, sono state un tipo di locomotive-tender a vapore delle Ferrovie dello Stato (FS) e precedentemente delle Strade Ferrate Meridionali esercizio Rete Adriatica, in breve Rete Adriatica (SFM RA). Furono progettate e fatte costruire da quest'ultima, quali macchine per il servizio di linea e di spinta sulle impervie linee appenniniche dell'Italia centrale.
Questo lotto fu munito del freno a vuoto Smith-Hardy già utilizzato dalle Strade Ferrate Alta Italia e dalle Strade Ferrate Romane e di cui la Rete Adriatica aveva mantenuto ed esteso l'uso. I buoni risultati d'esercizio, indussero la Rete Adriatica a ordinare altre locomotive di questo tipo, che definiremo di "seconda serie" per via del loro telaio rinforzato. Vennero quindi commissionati un secondo lotto di 18 unità e un terzo di 24 pezzi.
Queste 207 locomotive, numerate dapprima F.S. 8511-8699 e 85290-86307, con l'applicazione della Circolare nº 89.T del 16 giugno 1919, che estendeva anche alle 851 in via definitiva la regola di marcatura a sei cifre con punto di separazione, assunsero la numerazione definitiva 851.001-207 (le ex RA 2732-2755 diventarono le 851.001-024 FS; le ex RA 2701-2712, 2718-2731, 2713-2717 e 2756-2760, seguendo l'ordine di consegna, diventarono le 851.079-114 FS). La nota richiamata disponeva inoltre l'apposizione di una targa in bronzo posta ai lati delle cabine (ad esempio non ancora applicata nel 1921 alla 851.117 vedi retro di copertina su iT 397) e della marcatura a pittura in bianco sulla testata anteriore e sulla parete posteriore della locotender.
PROGETTO E CARATTERISTICHE TECNICHE
Disegno FS di una locomotiva 851, archivio Fondazione FS (clicca
sulla foto per ingrandirla). |
In particolare la Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali nel 1880 istituì a Firenze un proprio Ufficio Studi che fu ereditato dalla Rete Adriatica (* vedi nota a fondo pagina) dove venne sviluppato lo studio delle RA 270 (che per alcuni particolari dimostra un rapporto col coevo gruppo 350 bis RA poi FS 290). Come tipico di questo centro studi fiorentino, fu privilegiata la semplicità di progetto, specialmente del motore e del meccanismo della distribuzione.
La caldaia, che conteneva 2,9 m³ d'acqua, aveva una superficie di riscaldamento di 94,16 m², di cui 87,8 m² dei tubi bollitori e 6,36 m² della parte del forno sopra la graticola ("cielo del forno") e generava vapore saturo con una produzione di 4 700 kg all'ora. Il motore era a semplice espansione, con due cilindri esterni gemelli, aventi alesaggio di 430 mm e corsa dello stantuffo di 580 mm, meccanismo Walschaerts e distributori a cassetto. Tutte le 851 erano dotate di uno scappamento variabile, del tipo "a pera", la potenza normale era di 294 kW (400 CV) a 30 km/h (ciò spiega il successivo impiego nella manovre: nella trazione a vapore la potenza, e quindi il carico trainabile, è massima nell'intervallo centrale delle velocità sviluppabili), mentre la velocità massima era di 60 Km/h. Tutte le macchine erano predisposte per erogare il vapore per il riscaldamento delle carrozze viaggiatori. Diversamente dalle altre locomotive di rodiggio C pervenute alle FS nel biennio 1905-1906, le 851 si dimostrarono sufficientemente potenti, veloci e versatili da potere espletare anche servizi di linea con treni viaggiatori diretti. Perciò le FS stabilirono che, in occasione delle grandi riparazioni, le loro caldaie fossero sostituite con quelle del gruppo 875 (progettato nel 1911).
LA 851.112
rimarcata transitoriamente dalle Strade Ferrate Meridionali SFM 2758, pervenne alle FS nel 1906 ottenendo la numerazione intermedia F.S. 8622 e infine con la riclassificazione delle locomotive statali attuata nel 1919 divenne la 851.112. Come già accennato essa faceva parte di una commessa di 20 macchine consegnate dalla Breda (SIEB) di Milano alla Rete Adriatica nel 1904, e divise successivamente dalle FS in due sotto lotti differenti (851.010-024 e 851.110-114).
Ingrandimento della foto precedente che permette di osservare la carrozza
tipo Bz 44 000-259 / Bz 44290-399, identica a quella conservata presso il
GFM (clicca sulla foto per ingrandirla).
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Trovò poi un più duraturo utilizzo nel deposito di Mantova sino al 18 gennaio 1939 e al termine dell'assegnazione nella città virgiliana fu trasferita a Trieste Centrale per poco meno di un anno (20 gennaio 1939 - 1 gennaio 1940).
Dalla "città giuliana" fu trasferita al Deposito Locomotive di Udine rimanendo in Friuli fino al 23 aprile 1942. Ancora un passaggio in officina, questa volta a Verona Porta Vescovo dove rimane dal 25 Aprile al 24 giugno 1942 (fermo di 60 gg), al termine del quale viene assegnata per l'ennesima volta a un nuovo impianto: questa volta si tratta di Bologna dove, probabilmente a causa della guerra in corso, la locomotiva arriva solo il 4 luglio del 1942. Non vi sono dati certi sul tormentato periodo finale della guerra e infatti il registro del mezzo nemmeno segnala la partenza dal capoluogo felsineo, ma annota solo il successivo periodo di assegnazione a Piacenza dal 1 luglio 1945 al 29 agosto 1946.
LA COLORAZIONE
vedi nota a fondo pagina), dove venivano ampiamente tollerate applicazioni di colori differenti da quelli del capitolato ufficiale.
I SERVIZI DELLE 851 DI PADOVA E IL TRAMONTO DEL GRUPPO
Tornando a seguire le dinamiche del gruppo 851, va ricordato che dopo la seconda guerra mondiale una delle 851 FS, era stata per breve tempo in servizio sulla Ferrovia Padova B.M.-Piazzola-Carmignano in sussidio al carente parco sociale logorato dal conflitto. Non era la prima volta che le 851 FS si avventuravano su questa linea dato che durante la guerra erano state numerose le tradotte effettuate per conto della Wehrmacht (per memoria su questa linea dal 1956 al 1958 fece servizio anche 851 "1 Valle Caudina" dell'omonima ferrovia).
Tornando a seguire le dinamiche del gruppo 851, va ricordato che dopo la seconda guerra mondiale una delle 851 FS, era stata per breve tempo in servizio sulla Ferrovia Padova B.M.-Piazzola-Carmignano in sussidio al carente parco sociale logorato dal conflitto. Non era la prima volta che le 851 FS si avventuravano su questa linea dato che durante la guerra erano state numerose le tradotte effettuate per conto della Wehrmacht (per memoria su questa linea dal 1956 al 1958 fece servizio anche 851 "1 Valle Caudina" dell'omonima ferrovia).
Identico servizio merci era assicurato sulla linea Rovigo-Chioggia come dimostrato dalle foto e dai video di Cesa De Marchi pubblicati nel suo libro. Una delle macchine distaccate a Rovigo, per rientrare in deposito a Padova trainava giornalmente un accelerato da Rovigo a Padova lungo la linea elettrificata Padova-Bologna. I dati forniti da G.Turchi sul gruppo 851 sembrano non essere concordi con quelli esposti in precedenza in quanto egli asserisce che nell'inventario del 1º gennaio 1964 sarebbero risultate in servizio 126 locomotive del tipo 851 (anche se egli sostiene che la maggior parte non era atta) di cui 9 assegnate a Padova.
Secondo Vicuna (Organizzazione, p. 348) alla data del 1º gennaio 1968 la dotazione inventariale comprendeva 44 unità (comprendendo le macchine non più utilizzabili ma teoricamente ancora a disposizione e in attesa di alienazione), ma solo un anno dopo secondo Riccardi (Il crepuscolo, cit., p. 34) le macchine in servizio regolare erano solo 7 in tutta la penisola, 6 assegnate agli impianti di Bologna e 1 al deposito di Padova.
Gli ultimi servizi di linea di questo gruppo di macchine FS, furono proprio al traino dei treni sulla Rovigo-Chioggia e terminarono definitivamente nel 1969 (in quell'anno il deposito di Padova aveva ancora assegnata una macchina probabilmente la 851 096 revisionata il 9 gennaio 1965). Le assegnazioni del 1971 proposte da Riccardi (Ferrovie italiane dal 1971 al 1980 p. 55) mostrano che a tale data erano solo 3 le locomotive ancora effettivamente operative (su un totale di 10 macchine inventariate), 2 a Bologna San Donato e 1 a Caltanissetta (di seguito le assegnazioni effettive: Alessandria 1 accantonata; Bologna Centrale 1 accantonata; Bologna San Donato 3 di cui 1 accantonata; Caltanissetta 1; Genova Rivarolo 1 accantonata; Lecco 1 accantonata; Paola 1 accantonata; Verona 1 accantonata). Le ultime 851 ancora operative erano quindi impegnate nei servizi di manovra a Bologna S. Donato e in Sicilia presso il deposito di Caltanissetta, ma tutte cessarono il servizio nel 1971 anche se un'unità di Bologna S.D. rimase "accantonata atta" fino al 1973 (anno di scadenza della caldaia).
Lo studio delle fonti e la ricerca personale permettono di affermare che le locomotive ancora esistenti ad inizio 2020 sono ben 12: 851.043 "Amici Ferrovia Suzzara-Ferrara" a Sermide (era San Benedetto Po), 057 "Gruppo ALe 883" a Tirano (era a Osnago), 074 "Adriavapore" a Rimini; 097 "Istituto Poverette Casa Nazaret" a Ponton di Domegliara, 103 "Museo del Vino Bersano" a Nizza Monferrato, 105 "parco Bucci"a Faenza, 110 "Fondazione FS" a Pietrarsa, 112 "GFM "a Mestre; 113 senza bielle "Ex stazione" a Palagianello (era a Bitonto), 130 "parco Casale" a Rapallo, 186 "parco Lungolago" a Como, 203 "Museo Minerario Sulphur" Perticara di Novafeltria. Della 851.066, che molti autori riportano come conservata presso l'Impresa Furlanis a Fossalta di Portogruaro (VE), si sono di fatto perse le tracce in quanto la ditta di costruzioni è stata assorbita dalla Maltauro SpA di Vicenza (ora Gruppo ICM SpA) il 1 dicembre 1992 e attualmente la vecchia sede della Furlanis è stata demolita e trasformata in un parco commerciale. Riproduzioni modellistiche delle locomotive 851 FS sono state eseguite nella scala più venduta (H0), da diverse aziende industriali specializzate: nel 1964 dalla Rivarossi, nel 2016 da L.E. Models e Lima-Hornby.
*dopo il 1905 divenne la sede centrale del Servizio Materiale e Trazione delle Ferrovie dello Stato aggregando a sé il personale e le competenze del corrispondente Ufficio istituito a Torino dalla Società per le Strade Ferrate dell'Alta Italia nel 1872, acquisito poi dalla Rete Mediterranea.
**La cartolina immortala la F.S. 68100 (poi 680.100 FS) che nel tempo venne trasformata mediante l'applicazione della distribuzione Caprotti, di un surriscaldatore e di un preriscaldatore Knorr, dando luogo al sottogruppo S 685 con potenza maggiorata a 1350 CV e velocità massima di 120 km/ora. Si nota il nuovo tender a 3 assi da 20 mc d'acqua, che però manifestò ben presto una tendenza allo svio a velocità elevate. Pertanto a partire dal 1912 su queste macchine fu sostituito con il nuovo tender a carrelli da 22 mc, mentre questo tender andò ad equipaggiare le più lente 730, sostituendo il tipo a 3 assi da 12 mc, dimostratosi di capacità insufficiente per i servizi di queste locomotive.
***Presso il DL di Alessandria si potevano vedere vaporiere con schemi di colorazione personalizzati, nel senso che dagli anni sessanta si potevano osservare locomotive a vapore il cui telaio e ruote erano verniciati in rosso segnale analogamente ai panconi, alcune avevano il telaio in rosso vagone e le ruote in rosso segnale, altre avevano solo i centri ruota in rosso segnale e tutto il resto in rosso vagone, ovunque (non solo nel DL piemontese) imperavano i "calzini" sui cerchioni delle ruote realizzati con vernice invece che con biacca, le asole di alleggerimento del biellismo erano pitturate con vernice rossa, piuttosto che nera. Sempre sulle medesime locomotive c'erano inoltre abbellimenti fuori ordinanza anche nella parte alta: colorazione in bianco della parte alta dei mancorrenti colleganti il pancone anteriore ai praticabili, volantino della camera a fumo in rosso, ornamenti di varia forma sul fumaiolo, targhe della cabina e del costruttore verniciate con fondo rosso, lucidatura a specchio di tutti gli accessori in ottone che si trovavano sulla caldaia e in cabina, in alcuni casi venivano lucidate/verniciate le fasce coprigiunto del rivestimento della caldaia e analogo trattamento veniva rivolto alle fasce di fissaggio dei serbatoi dell'aria, inoltre venivano lucidati i piatti dei respingenti, da notare che quest'ultimo abbellimento era già in uso anche prima della guerra. Infine le locomotive di Alessandria erano pulitissime. Forse all'estremo opposto rispetto ai depositi del nord nei quali si potevano osservare locomotive curatissime sotto l'aspetto dell'estetica, durante gli anni sessanta, c'erano alcuni DL del centro sud, presso i quali si potevano osservare vaporiere i cui telai e ruote, davano l'impressione di essere stati verniciati in nero, a causa della morchia depositatavi. In tali depositi la cura delle vaporiere era venuta meno a causa dell'arrivo delle prime locomotive diesel da treno che avevano decimato di fatto il parco vapore. Nel mezzo c'erano i DL della Toscana, qui forse a causa della presenza a Firenze dell'ufficio tecnico delle Ferrovie dello Stato e del timore dell'irruzione in deposito di qualche ispettore ancora particolarmente zelante e intollerante alle fantasie dei manutentori (specie al DL di Firenze Romito), si potevano osservare vaporiere abbastanza pulite e con i colori come da regolamento. Un'ultima precisazione deve essere fatta sul vecchio "rosso cinabro" applicato ai panconi delle locomotive FS. La tonalità dei due rossi (cinabro e segnale) è talmente simile che possono essere usati tranquillamente l'uno per l'altro. Più che altro era la composizione dei due colori che differiva, essendo il cinabro realizzato con colori ad olio con finitura a flatting, mentre il segnale è praticamente l'analogo realizzato con tecniche "moderne" che non necessitano la protezione col trasparente.
****la "biacca" o "bianco di piombo", è un pigmento pittorico inorganico costituito da carbonato basico di piombo. Come tale, è un pigmento bianco tossico (a causa del piombo), molto coprente e solubile in acido nitrico, la cui vendita sotto forma di polvere è ora proibita in Europa. Conosciuto ed utilizzato fin dai tempi più antichi, è stato l'unico bianco disponibile insieme al "bianco San Giovanni" (carbonato di calcio) fino al XIX secolo; in seguito, con l'inserimento in commercio del "bianco di zinco" (nel 1840 circa) e, nel XX secolo (1930 circa), del "bianco di titanio", il suo impiego è parecchio diminuito fino quasi a scomparire del tutto.
Si ringrazia per il supporto informativo frutto delle sue ricerche: Aldo Riccardi.
Si ringrazia per la rilettura del testo: Susanna Barutti
Testo a cura di Massimo Prete
Bibliografia:
Aldo Riccardi, "Le eclettiche Gruppo 851", in Tutto Treno n.217 (2008), pp. 26–39
Renato Cesa De Marchi, "Bologna, Rovigo e le 851... 50 anni fa", Salò, ETR Editrice Trasporti su Rotaie, 2013.
Gian Guido Turchi, Gruppo 851 FS: non solo manovre, in I treni n.397 (2016), pp. 18-25
Fabio Cherubini, Numeri di locomotive, in I treni, nº 312 (2009), p. 12.
Attilio Di Iorio, Le riparazioni cicliche, in iTreni n°90 (1989)
Aldo Riccardi, Marco Sartori, Marcello Grillo, "Locomotive a vapore in Italia. Ferrovie dello Stato 1905-1906" Firenze, Pegaso Edizioni, 2013.
Gianfranco Ferro, Il colore delle nostre locomotive, in Giovanni Cornolò, "Locomotive a vapore FS", 2. ed., Parma, Ermanno Albertelli, 1998, pp. 600-603
A.Nascimbene, L.Voltan, "I colori dei treni FS: estetica e livree", in Tutto Treno Tema n. 23
M. Mingari, Il colore delle locomotive a vapore FS, in I Treni n. 352 (2012), pp. 40–44
Angelo Nascimbene, Aldo Riccardi, FS anni '50, prima parte Trazione a vapore e Diesel, Albignasego, Duegi, 1995
Augusto Carpignano, La locomotiva a vapore. Viaggio tra tecnica e condotta di un mezzo di ieri, Savigliano, L'artistica editrice, 2008,
Treno merci Rovigo-Chioggia trainato dalla 851.096 immortalato mentre è in sosta a Lama Polesine nel 1965. Fotografia Cesa De Marchi, archivio Fondazione FS (clicca per ingrandirla). |
Gli ultimi servizi di linea di questo gruppo di macchine FS, furono proprio al traino dei treni sulla Rovigo-Chioggia e terminarono definitivamente nel 1969 (in quell'anno il deposito di Padova aveva ancora assegnata una macchina probabilmente la 851 096 revisionata il 9 gennaio 1965). Le assegnazioni del 1971 proposte da Riccardi (Ferrovie italiane dal 1971 al 1980 p. 55) mostrano che a tale data erano solo 3 le locomotive ancora effettivamente operative (su un totale di 10 macchine inventariate), 2 a Bologna San Donato e 1 a Caltanissetta (di seguito le assegnazioni effettive: Alessandria 1 accantonata; Bologna Centrale 1 accantonata; Bologna San Donato 3 di cui 1 accantonata; Caltanissetta 1; Genova Rivarolo 1 accantonata; Lecco 1 accantonata; Paola 1 accantonata; Verona 1 accantonata). Le ultime 851 ancora operative erano quindi impegnate nei servizi di manovra a Bologna S. Donato e in Sicilia presso il deposito di Caltanissetta, ma tutte cessarono il servizio nel 1971 anche se un'unità di Bologna S.D. rimase "accantonata atta" fino al 1973 (anno di scadenza della caldaia).
Lo studio delle fonti e la ricerca personale permettono di affermare che le locomotive ancora esistenti ad inizio 2020 sono ben 12: 851.043 "Amici Ferrovia Suzzara-Ferrara" a Sermide (era San Benedetto Po), 057 "Gruppo ALe 883" a Tirano (era a Osnago), 074 "Adriavapore" a Rimini; 097 "Istituto Poverette Casa Nazaret" a Ponton di Domegliara, 103 "Museo del Vino Bersano" a Nizza Monferrato, 105 "parco Bucci"a Faenza, 110 "Fondazione FS" a Pietrarsa, 112 "GFM "a Mestre; 113 senza bielle "Ex stazione" a Palagianello (era a Bitonto), 130 "parco Casale" a Rapallo, 186 "parco Lungolago" a Como, 203 "Museo Minerario Sulphur" Perticara di Novafeltria. Della 851.066, che molti autori riportano come conservata presso l'Impresa Furlanis a Fossalta di Portogruaro (VE), si sono di fatto perse le tracce in quanto la ditta di costruzioni è stata assorbita dalla Maltauro SpA di Vicenza (ora Gruppo ICM SpA) il 1 dicembre 1992 e attualmente la vecchia sede della Furlanis è stata demolita e trasformata in un parco commerciale. Riproduzioni modellistiche delle locomotive 851 FS sono state eseguite nella scala più venduta (H0), da diverse aziende industriali specializzate: nel 1964 dalla Rivarossi, nel 2016 da L.E. Models e Lima-Hornby.
*dopo il 1905 divenne la sede centrale del Servizio Materiale e Trazione delle Ferrovie dello Stato aggregando a sé il personale e le competenze del corrispondente Ufficio istituito a Torino dalla Società per le Strade Ferrate dell'Alta Italia nel 1872, acquisito poi dalla Rete Mediterranea.
**La cartolina immortala la F.S. 68100 (poi 680.100 FS) che nel tempo venne trasformata mediante l'applicazione della distribuzione Caprotti, di un surriscaldatore e di un preriscaldatore Knorr, dando luogo al sottogruppo S 685 con potenza maggiorata a 1350 CV e velocità massima di 120 km/ora. Si nota il nuovo tender a 3 assi da 20 mc d'acqua, che però manifestò ben presto una tendenza allo svio a velocità elevate. Pertanto a partire dal 1912 su queste macchine fu sostituito con il nuovo tender a carrelli da 22 mc, mentre questo tender andò ad equipaggiare le più lente 730, sostituendo il tipo a 3 assi da 12 mc, dimostratosi di capacità insufficiente per i servizi di queste locomotive.
***Presso il DL di Alessandria si potevano vedere vaporiere con schemi di colorazione personalizzati, nel senso che dagli anni sessanta si potevano osservare locomotive a vapore il cui telaio e ruote erano verniciati in rosso segnale analogamente ai panconi, alcune avevano il telaio in rosso vagone e le ruote in rosso segnale, altre avevano solo i centri ruota in rosso segnale e tutto il resto in rosso vagone, ovunque (non solo nel DL piemontese) imperavano i "calzini" sui cerchioni delle ruote realizzati con vernice invece che con biacca, le asole di alleggerimento del biellismo erano pitturate con vernice rossa, piuttosto che nera. Sempre sulle medesime locomotive c'erano inoltre abbellimenti fuori ordinanza anche nella parte alta: colorazione in bianco della parte alta dei mancorrenti colleganti il pancone anteriore ai praticabili, volantino della camera a fumo in rosso, ornamenti di varia forma sul fumaiolo, targhe della cabina e del costruttore verniciate con fondo rosso, lucidatura a specchio di tutti gli accessori in ottone che si trovavano sulla caldaia e in cabina, in alcuni casi venivano lucidate/verniciate le fasce coprigiunto del rivestimento della caldaia e analogo trattamento veniva rivolto alle fasce di fissaggio dei serbatoi dell'aria, inoltre venivano lucidati i piatti dei respingenti, da notare che quest'ultimo abbellimento era già in uso anche prima della guerra. Infine le locomotive di Alessandria erano pulitissime. Forse all'estremo opposto rispetto ai depositi del nord nei quali si potevano osservare locomotive curatissime sotto l'aspetto dell'estetica, durante gli anni sessanta, c'erano alcuni DL del centro sud, presso i quali si potevano osservare vaporiere i cui telai e ruote, davano l'impressione di essere stati verniciati in nero, a causa della morchia depositatavi. In tali depositi la cura delle vaporiere era venuta meno a causa dell'arrivo delle prime locomotive diesel da treno che avevano decimato di fatto il parco vapore. Nel mezzo c'erano i DL della Toscana, qui forse a causa della presenza a Firenze dell'ufficio tecnico delle Ferrovie dello Stato e del timore dell'irruzione in deposito di qualche ispettore ancora particolarmente zelante e intollerante alle fantasie dei manutentori (specie al DL di Firenze Romito), si potevano osservare vaporiere abbastanza pulite e con i colori come da regolamento. Un'ultima precisazione deve essere fatta sul vecchio "rosso cinabro" applicato ai panconi delle locomotive FS. La tonalità dei due rossi (cinabro e segnale) è talmente simile che possono essere usati tranquillamente l'uno per l'altro. Più che altro era la composizione dei due colori che differiva, essendo il cinabro realizzato con colori ad olio con finitura a flatting, mentre il segnale è praticamente l'analogo realizzato con tecniche "moderne" che non necessitano la protezione col trasparente.
****la "biacca" o "bianco di piombo", è un pigmento pittorico inorganico costituito da carbonato basico di piombo. Come tale, è un pigmento bianco tossico (a causa del piombo), molto coprente e solubile in acido nitrico, la cui vendita sotto forma di polvere è ora proibita in Europa. Conosciuto ed utilizzato fin dai tempi più antichi, è stato l'unico bianco disponibile insieme al "bianco San Giovanni" (carbonato di calcio) fino al XIX secolo; in seguito, con l'inserimento in commercio del "bianco di zinco" (nel 1840 circa) e, nel XX secolo (1930 circa), del "bianco di titanio", il suo impiego è parecchio diminuito fino quasi a scomparire del tutto.
Si ringrazia per il supporto informativo frutto delle sue ricerche: Aldo Riccardi.
Si ringrazia per la rilettura del testo: Susanna Barutti
Testo a cura di Massimo Prete
Aldo Riccardi, "Le eclettiche Gruppo 851", in Tutto Treno n.217 (2008), pp. 26–39
Renato Cesa De Marchi, "Bologna, Rovigo e le 851... 50 anni fa", Salò, ETR Editrice Trasporti su Rotaie, 2013.
Gian Guido Turchi, Gruppo 851 FS: non solo manovre, in I treni n.397 (2016), pp. 18-25
Fabio Cherubini, Numeri di locomotive, in I treni, nº 312 (2009), p. 12.
Attilio Di Iorio, Le riparazioni cicliche, in iTreni n°90 (1989)
Aldo Riccardi, Marco Sartori, Marcello Grillo, "Locomotive a vapore in Italia. Ferrovie dello Stato 1905-1906" Firenze, Pegaso Edizioni, 2013.
Gianfranco Ferro, Il colore delle nostre locomotive, in Giovanni Cornolò, "Locomotive a vapore FS", 2. ed., Parma, Ermanno Albertelli, 1998, pp. 600-603
A.Nascimbene, L.Voltan, "I colori dei treni FS: estetica e livree", in Tutto Treno Tema n. 23
M. Mingari, Il colore delle locomotive a vapore FS, in I Treni n. 352 (2012), pp. 40–44
Angelo Nascimbene, Aldo Riccardi, FS anni '50, prima parte Trazione a vapore e Diesel, Albignasego, Duegi, 1995
Augusto Carpignano, La locomotiva a vapore. Viaggio tra tecnica e condotta di un mezzo di ieri, Savigliano, L'artistica editrice, 2008,
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